51.

29 dicembre 2011 – Playa de Cotillo, Fuerteventura, Canarie.










In questo momento, i piedi trattenuti da una sabbia che ripara dal vento e attirati da un oceano che invade e travolge, ascolto questa sensazione ancora indefinita dentro di me, come un’onda che s’infrange nella sua stessa essenza, che s’innalza, pur restando sempre acqua e vento.
Ancora in bilico tra ciò che mi ha portata qui e l’essere che sono adesso, mi areno, come se dentro questo moto di pensieri, continuassi a ondeggiare tra un dolore che finalmente sembra adagiarsi sul fondale della mia mente e un sentimento che attira il mio cuore in superficie a respirare.
In bilico, come su un passo, che ancora non so fare.
Guardo l’oceano immenso davanti a me e ho paura di ammettere che non riesco ancora ad accettare fino in fondo l’idea che il bene è una continua scelta, a dispetto di tutto, e che l’amore può attirare davvero solo altro amore.
Davanti a tutto questo, rimango immobile, cercando un equilibrio dentro di me, tra la follia, nel riconoscere un sentimento per un uomo che non conosco e che rimane sempre a un passo, e la follia di ammettere che se tutto questo è vero, se tutte queste persone non sono arrivate nella mia vita per caso, allora quello che sento è l’unica emozione che vale la pena ascoltare, e che tutto sarà il meglio di ciò che può essere, comunque sia.
In questo momento, i piedi trattenuti da una sabbia che ripara dal vento e attirati da un oceano che invade e travolge, rimango immobile, cercando un equilibrio dentro di me.
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