14.

24 ottobre 2011 – casa, Milano








Voglio ricordarmi di questo momento, compresa tutta la sua pena: 24 ottobre 2011.
Con i piedi saldi a terra, nell’immobilità di un tempo che si muove a scatti, lascio libera la mente di seguire il suo ritmo da animale allo stato brado, quale è.
Da parte mia, le concedo quell’inerzia che solo il dolore sa dare per permetterle di essere totalmente indomita, scalpitante tra i miei pensieri e imbizzarrita tra i miei ricordi. E infine, la lascio libera di disarcionarmi davanti ad una rinnovata consapevolezza: da questo momento, tra tutte le direzioni che potrò prendere, so che ne esisterà sempre una che, per me, si è interrotta per sempre.
E quindi, so anche che quando mi muoverò da qui  - più tardi -, la mia natura mi costringerà all’unica scelta possibile: dimenticare, ovvero quel controllo estenuante della mente che finisce per raffreddare i pensieri al punto da non sentire più niente. Caldo e freddo alla stessa temperatura dell’indifferenza. Ecco in che direzione sto andando, no (other) way...
Questo è l’ultimo momento che posso concedergli, perché quando muoverò i piedi da qui rimarrò solo io con i miei passi, libera di scegliere tutte le strade possibili della vita.
Tutte, tranne una.
Forse, alla fine di questo cammino di pensieri avrò capito perché l’amore può finire, ma per il momento, i piedi saldi a terra, scelgo di non scegliere di muovermi da qui.
Voglio rimanere al di fuori del modificarsi delle cose ancora per un momento, in attesa che quell’ultimo pensiero aggrappato alla mente alla fine scivoli giù:
addio.



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