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7 ottobre 2011 – Lungo il fiume, Parma









Al momento, con le scarpe sporche di sabbia, non so ancora se arrivando alla fine di questo viaggio di pensieri avrò capito qualcosa che ancora non so. Guardo i piedi saldi al suolo mentre sento la mente che corre, veloce nel modificarsi delle ragioni e immobile nella convinzione che nella vita s’impara da tutto, ma mai come dalla perdita di qualcuno che ami. La facilità caratteriale nel lasciare andare un’idea e la convinzione di poterne scoprire una nuova, migliore, crea un vortice di possibilità... sapendo che, comunque, ogni direzione è un baratto tra la coscienza che determinate strade intraprese sono comunque a senso unico e certe cose, quando accadono, modificano il percorso della nostra vita per sempre.
Sono pronta a scegliere la direzione, a muovere il primo passo, ma lo vorrei fare a modo mio, stesso ritmo per piede e mente. 
In fondo, da che mondo e mondo, l’uomo ha modificato tutto, di sé e intorno a sé: ha cambiato il proprio aspetto fisico attraverso l’evoluzione della specie, fatto scoperte che hanno determinato l’attuale progresso e sfruttato la natura al punto da mettere a rischio l’intero ecosistema terrestre. Dalla sua origine, l’essere umano ha dominato il mondo intero. 
Tranne le emozioni. 
Quelle sono rimaste le stesse, da sempre. 
Con i piedi fermi a terra, mi volto un attimo indietro e capisco soltanto che la vita è imprevedibile e ogni scelta non devia solo la direzione del nostro cammino, ma ci rende persone profondamente diverse. 
E penso che, forse, prima di fare qualunque passo, non sia importante decidere dove si vuole andare, ma capire chi si vuole essere. 

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