68.

27 febbraio 2012 – via Olmetto, Milano.











In questo momento, i piedi su un segno che diventa sempre più evidente ad ogni passo, mi fermo ad ascoltare questo vento che mi colpisce come una spinta, mi attraversa in un soffio e rapisce i miei pensieri portandoli altrove.
E mentre lo percepisco alimentare le braci di un sentimento che a tratti ancora divampa senza apparente ragione se non quella del cuore, rimango qui, arrendevole davanti al suo invadermi e inamovibile davanti alla consapevolezza che ogni pensiero che nasce in me è percepito nello spazio intorno e disseminato dal vento, diventando parte di tutto ciò che mi circonda.
Il vento raccoglie i pensieri e li mette in circolo nello spazio tra tutti noi.
E così, in questo momento, dove lo sguardo coglie soltanto la cavità di un solco, chiudo gli occhi per ascoltare il mio cuore e mentre il vento mi colpisce come una spinta, mi attraversa in un soffio e scruta indomito tra i miei pensieri in cerca di una rinuncia, respiro forte quest'alito d'infinito fino a sentire che a questo vento posso affidare l’unico pensiero che può trovare e portare con sé, altrove.
L'amore che sento.
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67.

26 febbraio 2012 – via Broletto, Milano – con Gabriele Poli e Federica Salvatori Franchi.








In questo momento, i piedi su quello che è diventato il simbolo della volontà di condividere le proprie emozioni, abbagliati da un sole inusuale di febbraio e tenuti in equilibrio dai passi di una vita, mentre il vento sparpaglia i nostri pensieri portandoli al centro del nostro sentire e altrove, penso al senso del cambiamento.
Penso a ciò che siamo e siamo diventati, qui e ora.
E nell’addentrarmi con lo sguardo nel presente vedo tre amici resi saldi dallo scorrere di un tempo che fa da cornice alla confidenza degli anni, così trasparenti nei loro reciproci atteggiamenti da potersi permettere di specchiarsi uno nell’altro e riconoscersi.
Questo momento è un attimo in continua evoluzione, perché contiene tutto ciò che abbiamo condiviso fino a oggi, compresi questi giorni di festa appena trascorsi, di musica a tutto volume, di balli fino al centro della notte, di travestimenti da carnevale, di pigiami portati in giro per casa, di sorrisi nel riconoscere la poesia nelle piccole cose, di pensieri in circolo, così come tutto ciò che ci fa essere ciò che siamo, adesso.
Questo presente è la somma delle esperienze che abbiamo condiviso, della nostra capacità di cambiare e delle emozioni evocate dai nostri pensieri.
In questo momento, i piedi su quello che è diventato il simbolo della volontà di condividere le proprie emozioni, mentre il vento sparpaglia i nostri pensieri portandoli al centro del nostro sentire e altrove, sono consapevole che avere degli amici così è un ottimo motivo per essere felice nel presente.
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66.

17 febbraio 2012 – Corralejo, Fuerteventura – con Marco.










In questo momento, i piedi su una linea che si proietta nell’illusione di un salto, penso che niente è per caso.
Non lo è, come questo straniero sui miei passi, che mi saluta con lo sguardo composto di chi s’incontra nuovamente in un luogo abitato da mille anime, ma non vuole meravigliarsi più di nulla. Questo straniero, che mi solleva porgendomi la mano e mi segue oltre, annullando per un attimo lo spazio tra noi. E mentre sono immersa in questa marea di persone che parlano, bevono, ballano e si spostano intorno a noi come mosse dai flutti dalla corrente, scelgo di seguire la scia dei miei pensieri e faccio un passo, questo passo, tra tutti quelli possibili.
E anche se tutto intorno ruota, si avvita, se ne va, con i piedi su quest’isola di dune e rocce, di onde e vento, scelgo di condividere, nello spazio tra noi, la convinzione che questo momento contenga il senso per cui mi trovo qui.
Scelgo di essere consapevole del fatto che ogni persona è un’occasione, per sentire e per capire, che esiste un momento dove è possibile fare un passo nel futuro, o rimanere stranieri per sempre nel passato.
E mentre lui afferma di non volere sapere niente di me, ma si ricorda ogni parola detta giorni fa, mentre ricorda a entrambi che domani devo partire, come se questo fosse tutto ciò che c’è da sapere, sento solo che non ho niente da spiegare, perché se è sulla strada giusta capirà.
E così, nello spazio tra noi lascio il silenzio di ciò che lui non sa, perché in questo momento, i piedi su una linea che si proietta nell’illusione di un salto, sento solo che sarei disposta a rimanere.
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65.

17 febbraio 2012 - Corralejo, Fuerteventura. 








In questo momento, i piedi che cercano di nascondersi da un pensiero che mi abbaglia pungendomi l’anima, mentre l’assenza di vento mi porta la voce del silenzio, mi fermo ad ascoltare un sussurro del cuore. 
E resto qui, immobile su questa terra di luce e ombra, a chiedermi se esiste una via d’uscita di fronte a un sentimento che continua a parlarmi sottovoce mentre tutto intorno tace. 
E resto qui, improvvisamente stanata dal suo braccarmi, senza poterlo negare né respingere, senza interrompere il suo fluire, mentre prende lentamente coscienza il rischio che sto correndo, e l’incoscienza di dare voce a un sussurro. 
E resto qui, immobile in quest’attimo di presente, confusa tra il difendere quello che sento e l’idea che solo l’amore può soffiare così forte da spegnere le fiamme che bruciano una mente. 
In questo momento, i piedi all’ombra di un pensiero che mi abbaglia pungendomi l’anima, mi fermo ad ascoltare la voce del mio cuore riempire il silenzio. 
E diventare vento. 
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64.

16 febbraio 2012 – Corralejo, Fuerteventura – con Lorenzo Franco (Cookie) e Lorenzo di Monte (Lollo).









In questo momento, i piedi immersi nell’acqua gelida della notte, contenuta nella piscina davanti a quella che da un po’ di giorni chiamo “casa”, penso che questo sia uno di quei momenti difficili da descrivere, perché contiene il tutto.
Buffo pensare che quest’attimo di eterno non doveva nemmeno esistere… e che i miei piani prevedevano che fossi a Milano, in questo momento.
So che il mio amico Paolo Armenise non vuole sentirmelo dire, ma è più forte di me e lui certo mi perdonerà se affermo che questo è ciò che intendo quando dico che programmare il futuro è puramente illusorio…
Lo è, perché invece di scrivere cercando di immobilizzare chissà quali pensieri sul divano di casa come era previsto, sono ancora su quest’isola di dune e vento, qualche livido ma felice che lo sliding doors della vita mi abbia portata a condividere questo momento con due amici fantastici.
Quest’attimo è una magia del presente che contiene, come in un sunto, tutti i pensieri del passato. Contiene la somma del tempo trascorso insieme, il modellarsi di ciò che siamo e siamo felici di condividere. Contiene tutte le nostre risate, passate e presenti, come adesso, mentre il Cookie che nonostante il mal di pancia è qui con i piedi a mollo nell’acqua gelida continuando a imprecare come un turco, sentenziando: “da piscina a scioltina”… contiene tutti i gesti di Lollo, che traduce ogni parola in una carezza del pensiero e che mi conferma continuamente quanto scegliere di condividere i nostri sentimenti più intimi sia un atto di grande coraggio. Contiene il fatto che lui quel coraggio ce l’ha.
Io non so dove sarò domani, e tanto meno quali saranno i miei pensieri. So soltanto che adesso provo un amore immenso e sono convinta che loro lo sentano, nello spazio tra noi (+).
In questo momento, i piedi immersi nell’acqua gelida della piscina davanti a quella che da un po’ di giorni chiamo “casa”, sono consapevole che adesso posso solo prestare attenzione a quello che sento e imparare così a convivere con l’idea che le emozioni sono un attimo di presente, in evoluzione nel futuro.
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63.

14 febbraio 2012 – Corralejo, Fuerteventura.









In questo momento, i piedi sul presente, mi piace pensare di regalare questo passo a qualcuno che sta facendo un viaggio.
Il più emozionante che ci sia.
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62.

13 febbraio 2012 – Cotillo, Fuerteventura – con Abbe.








In questo momento, i piedi tenuti in equilibrio da un abbraccio che mi ha stretta infinite volte, in piedi su questo microcosmo abitato da ironia, penso che la vita è fantastica, e del tutto imprevedibile.
Lo è, come ritrovare qualcuno che ha significato così tanto nella mia vita che il solo sentire pronunciare il suo nome, ieri sera, durante il racconto di un amico di amici durante una grigliata che si è trasformata all’ultimo in una pasta con piselli perché il supermercato era chiuso e ci siamo arrangiati con quello che c’era in casa, ha saziato improvvisamente il mio cuore.
Abbe.
Mi rendo conto che non si è mai preparati abbastanza davanti alla sorpresa di rivedere una persona che è lo specchio di ciò che siamo stati e poi diventati, soprattutto se nel trascurare i segni del tempo che possiamo vedere, riconosciamo una parte immutabile, riflessa in noi.
E così, per caso, su quest’isola dove lo sguardo alterna dune di sabbia, frammenti di lava a onde oceaniche e tavole da surf, ritrovo lo sguardo del passato, infinito nella sua impossibilità di districarsi dai miei ricordi.
Ritrovo gli anni assolati delle estati a Vieste, le sere sugli scogli a parlare e suonare, le notti stellate sopra di noi, senza sperare e senza cadere, mai, perché non poteva esistere desiderio più grande dell’amore di due amici.
In questo momento, tenuta in equilibrio da questo abbraccio che mi ha stretta infinite volte, ritrovo un amore che mi ricorda chi voglio essere.
Grazie Abbe.
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61.

7 febbraio 2012 – via Torino, Milano.









In questo momento, i piedi davanti a un mendicante capace di trasformare una rapa in un fiore, penso che sia tutta una questione di prospettiva. 
Sta a noi scegliere se vedere una rosa o un tubero.
Oggi è il 7 febbraio e per questo motivo, così, scelgo di vedere un attimo la rapa.
E, come per magia, mi rattristo.
Esattamente 5 mesi fa T. se n’è andato, da casa e dalla mia vita.
In linea di massima non so più niente di lui, da quel giorno.
Dopo un anno di vita insieme, dopo tutti quei giorni e quei momenti passati a condividere parole, emozioni, musica, amici e tante risate, tutto ha smesso di esistere.
Sparito.
Ma questa non è stata una scelta sua, è stata mia.
E per il momento, per quanto continui a pensare che sia una persona fantastica che mi ha fatto provare un amore immenso, voglio limitarmi a credere in quella scelta, che lo tiene immobile nella mia mente, senza luogo definito o volume.
Perché nel mentre ho scoperto che posso riempire tutto lo spazio con altro amore, come questa canzone.
Perché ho imparato che posso vedere per un attimo una rapa, ma poi torno ad ammirare il fiore.  
Ma sopratutto, perché ricordo che tra tutti quei passi che mi hanno portata in questo punto, c’è n’è stato uno dove ho capito qualcosa che ha cambiato totalmente la mia vita.
Niente è per caso.
Buffo, ricordo con precisione anche il momento esatto in cui l’ho pensato.
Me lo ricordo perfettamente, perché quella sera ho fatto il 23° passo.
In questo momento, i piedi davanti a un mendicante, penso che il pensiero è una scelta, capace di trasformare una rapa in un fiore, così come un passo in un viaggio. 
Ovunque mi porti. 
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60.

5 febbraio 2012 – Palomba’s brunch, Milano - con Jack, Ludo, Adriano, Antonella, Max, Patrizio, Luca, Mario e Alessandro.







In questo momento, i piedi che fanno da sfondo a una curiosità, mi piace farmi rapire dai segni di quello che alcuni chiamano caso.
Ormai vado in automatico. Forse perché mi piace pensare che tra queste persone, alcune appena conosciute, ci può essere qualcuno che m’insegnerà qualcosa che vale la pena imparare.
Credo che questo derivi dal fatto che negli ultimi mesi ho capito che niente è per caso.
Non lo è nemmeno questa canzone, scelta da iTunes in modalità “casuale”.
Forse, mi sono semplicemente affezionata all’idea che il mondo ci parla, continuamente, e sta solo a noi la scelta di ignorarlo, oppure cercare di decifrarlo.
A questo proposito l’altro giorno Ludovica mi ha fatto vedere un’immagine sull’I-Phone… simulava una chiamata entrante, con lo sfondo del mondo visto a distanza nello spazio buio e la scritta “rispondi” sulla barra di sblocco. “il mondo ci chiama”… insomma, roba seria.
Mi è capitato anche ieri, quando Paolo Stella mi ha parlato del romanzo di Alessandro D’Avenia “bianca come il latte rossa come il sangue” e io mi sono ritrovata a vagare tra gli scaffali di FNAC, in un tourbillon di parole, immagini, sensazioni, sentite e scritte. Pura magia nel farsi scegliere da un libro. Per qualcosa che mi colpisce in un titolo, per una farfalla su una copertina. Per caso.
E come alla fine sono tornata a casa con l’ultima copia del libro che mi aveva suggerito Paolo e leggendo le prime righe non sono riuscita più a fermarmi, ammaliata dallo stupore di chi percorre sull’inchiostro di qualcun altro la scia dei propri pensieri. Pura magia.
Non è un caso che, qualche ora fa, abbia parlato con Pelo del fatto che non è poi così difficile rimanere fedeli a se stessi… “basta avere rispetto per se stessi”.
Ecco, per ciò che mi riguarda, ho smesso di credere al caso, tempo fa.
Adesso mi piace vivere così, vagare in mezzo alle persone, incrociare i loro passi per un attimo e lasciarmi sorprendere da quel caso che può fare al caso mio.   
Adesso mi piace pensare che scegliamo continuamente, se credere oppure no.
E io ho fede in quella scelta, profondamente, perché le cose più importanti che ho capito nella vita, ho iniziato a capirle qualche mese fa. E di certo non per caso.
Le ho capite perché ho incontrato delle persone fantastiche che, per caso, rispondono casualmente alle mie domande.
Perciò, non m’interessa più perdere tempo a spiegare, perché ho imparato che “non serve a niente spiegare, chi è sulla strada giusta capirà”.
E l’ho imparato perché è quello che mi ha detto tempo fa Paolo Stella.
Paolo Stella, una delle persone più sorprendenti che conosco. Probabilmente ci hanno separati alla nascita, e poi fatti rincontrare dal caso.
Grazie a Jack ho imparato che “ognuno ha la propria velocità e io posso rallentare un po’ il passo per aspettare qualcuno che arranca, ma se non c’è la volontà di camminare io torno a correre. Perché io non ho tempo… nessuno ce l’ha”.
Jack, una delle persone che mi ricorda in ogni momento che la magia esiste.
Jack, scoperto su Facebook, per caso.
E così, in questo momento, mentre ripenso all’attimo che ha ripreso quei piedi fare da sfondo a una curiosità, so che tutte quelle persone non erano in quel punto preciso della mia vita per caso.
Lo so perché tra quei piedi sul mondo c’erano anche quelli di Alessandro, che conosco appena, ma che mentre mi chiedo da dove viene questa pace che sostituisce una mancanza, mi fa trovare questa frase “la distanza tra due cuori non è un ostacolo, ma un grande richiamo di quanto forte l’amore vero può essere”.
Esattamente quello che pensavo. 
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