22.

5 novembre 2011 – casa, Milano










In questo momento, in equilibrio sul limite concesso alla resistenza fisica del corpo, penso al potere di attrazione mentale di un segreto e a quanto i miei pensieri siano stati la causa reale di ciò che sto vivendo. 
Nell’immobilità ricercata di questo momento, dove lo sforzo del corpo svanisce di fronte alla caparbietà della mente, ho capito che l’aver trascurato molte cose della mia vita non può essere imputabile al fatto che lui mi distraesse, ma alla consapevolezza che fossi io a essere troppo occupata a intrattenerlo. Il segreto è che il cercare di rendere felice lui mi ha distratta dal pensiero costante di perderlo, lasciando indietro tutto il resto e facendomi vivere nell’attesa che lui sentisse che non era così, e io trovassi il coraggio di credergli. Ferma qui, in equilibrio sul limite concesso alla resistenza fisica del corpo, ho capito che i miei pensieri sono rimasti immobili a lungo, perché il mio tempo, quello che avrei dovuto dedicare al progredire della mia vita, si è fermato per aspettare i tempi di un’altra persona. Al punto di questo cammino, ora che lui non c’è più, ho capito che tutto ciò che costruiamo sopra le nostre paure, diventa solo un segreto difficile da confessare.     



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