74.

9 marzo 2012 – festa con amici, Milano – con Maddalena Montaguti.









In questo momento, i piedi presi alle spalle dalle note di questa canzone amplificata tutt’attorno, nello spazio aperto di questo loft bianco alla periferia di Milano, mentre parlo con Madda dei segni che costellano la nostra vita, mi paralizzo.
Buffo.
Qualcuno, senza conoscermi né chiedere il permesso, ha visto un Iphone (il mio) sul tavolo, ha inserito lo spinotto collegandolo all’impianto hi-fi e ha fatto partire questa musica, a tutto volume.
A caso.
Ho sempre pensato che questa sarebbe stata la canzone del passo 77.
Non c’è un reale motivo. Me lo sentivo. Tutto qua.
L’ho ascoltata anche prima, in macchina, mentre venivo qui.
Perché la musica in macchina, di notte, è un'emozione fortissima, quasi al pari della musica amplificata nelle orecchie, in bici.
E, per caso, la sto ascoltando anche adesso, in questa casa piena di pittori, scrittori, editori e artisti che parlano tra loro, sotto il vetro di una luna a tuttotondo.
Ma io la sento.
Come qualcosa che è stato.
Come gli squali nel bagno.

Questa canzone me la suonava sempre T. alla chitarra.
Al mare, sugli scogli fino all’alba.
A casa, un po’ ovunque.
In questo momento, i piedi presi alle spalle dalle note di questa chitarra amplificata tutt’attorno, accetto il fatto che ci sono momenti in cui ancora mi manca.
E penso sia giusto così.
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