70.

5 marzo 2012 – casa, Milano.








In questo momento, i piedi appoggiati a terra e i pensieri nel vento, penso soltanto che sono ancora viva e non è certo una banalità.
Non lo è, perché questa mattina mi sono svegliata con un senso di soffocamento e portandomi le mani alla gola mi sono accorta che durante la notte mi ero attorcigliata il filo dell’auricolare intorno al collo.
Se me ne fossi andata così, con questa canzone in loop fino al cedere delle batterie, probabilmente non me lo sarei mai perdonata.
Non tanto per la scelta musicale, ma più che altro perché non si è ancora chiuso il cerchio.
Da un po’, infatti, ho la sensazione che il senso di questi passi si stia esaurendo e che un cerchio importante della mia vita sia prossimo a chiudersi.
Non penso certo di morire dopo di allora, anzi, credo che tutto ciò che sto imparando adesso sia l’anticamera di una coscienza del vivere che ho sempre ricercato.
Mi sento ancora confusa e impreparata davanti a certe prospettive, ma sono anche convinta che tutto ciò che ho scoperto lungo questo percorso non è stato un caso, ma al contrario necessario per prepararmi a fare quell’unico passo che nella sua unicità può dare un senso compiuto al tutto, e chiudere un cerchio.
Senza saperne spiegare il motivo, sento che quel momento è vicino, lo avverto, ho la percezione del suo venirmi incontro, tanto che mi basta voltare indietro lo sguardo per riconoscerlo insinuato tra le righe di questi passi, fin dall’inizio.
Quel senso c’è sempre stato, immobile e paziente, in attesa che io facessi tutti i passi necessari per arrivare a lui.
E adesso lo intravedo, nel labirinto di tutte le considerazioni che mi hanno portata qui, aggrappato al filo di un amore capace di sopravvivere alle decisioni della mia mente.
In questo momento, i piedi appoggiati a terra e i pensieri nel vento, sento che essere vivi non è mai banale e il senso di questi passi si sta esaurendo.
Al suo posto c'è soltanto la voglia di lasciarmi semplicemente vivere.
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