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5 febbraio 2012 – Palomba’s brunch, Milano - con Jack, Ludo, Adriano, Antonella, Max, Patrizio, Luca, Mario e Alessandro.







In questo momento, i piedi che fanno da sfondo a una curiosità, mi piace farmi rapire dai segni di quello che alcuni chiamano caso.
Ormai vado in automatico. Forse perché mi piace pensare che tra queste persone, alcune appena conosciute, ci può essere qualcuno che m’insegnerà qualcosa che vale la pena imparare.
Credo che questo derivi dal fatto che negli ultimi mesi ho capito che niente è per caso.
Non lo è nemmeno questa canzone, scelta da iTunes in modalità “casuale”.
Forse, mi sono semplicemente affezionata all’idea che il mondo ci parla, continuamente, e sta solo a noi la scelta di ignorarlo, oppure cercare di decifrarlo.
A questo proposito l’altro giorno Ludovica mi ha fatto vedere un’immagine sull’I-Phone… simulava una chiamata entrante, con lo sfondo del mondo visto a distanza nello spazio buio e la scritta “rispondi” sulla barra di sblocco. “il mondo ci chiama”… insomma, roba seria.
Mi è capitato anche ieri, quando Paolo Stella mi ha parlato del romanzo di Alessandro D’Avenia “bianca come il latte rossa come il sangue” e io mi sono ritrovata a vagare tra gli scaffali di FNAC, in un tourbillon di parole, immagini, sensazioni, sentite e scritte. Pura magia nel farsi scegliere da un libro. Per qualcosa che mi colpisce in un titolo, per una farfalla su una copertina. Per caso.
E come alla fine sono tornata a casa con l’ultima copia del libro che mi aveva suggerito Paolo e leggendo le prime righe non sono riuscita più a fermarmi, ammaliata dallo stupore di chi percorre sull’inchiostro di qualcun altro la scia dei propri pensieri. Pura magia.
Non è un caso che, qualche ora fa, abbia parlato con Pelo del fatto che non è poi così difficile rimanere fedeli a se stessi… “basta avere rispetto per se stessi”.
Ecco, per ciò che mi riguarda, ho smesso di credere al caso, tempo fa.
Adesso mi piace vivere così, vagare in mezzo alle persone, incrociare i loro passi per un attimo e lasciarmi sorprendere da quel caso che può fare al caso mio.   
Adesso mi piace pensare che scegliamo continuamente, se credere oppure no.
E io ho fede in quella scelta, profondamente, perché le cose più importanti che ho capito nella vita, ho iniziato a capirle qualche mese fa. E di certo non per caso.
Le ho capite perché ho incontrato delle persone fantastiche che, per caso, rispondono casualmente alle mie domande.
Perciò, non m’interessa più perdere tempo a spiegare, perché ho imparato che “non serve a niente spiegare, chi è sulla strada giusta capirà”.
E l’ho imparato perché è quello che mi ha detto tempo fa Paolo Stella.
Paolo Stella, una delle persone più sorprendenti che conosco. Probabilmente ci hanno separati alla nascita, e poi fatti rincontrare dal caso.
Grazie a Jack ho imparato che “ognuno ha la propria velocità e io posso rallentare un po’ il passo per aspettare qualcuno che arranca, ma se non c’è la volontà di camminare io torno a correre. Perché io non ho tempo… nessuno ce l’ha”.
Jack, una delle persone che mi ricorda in ogni momento che la magia esiste.
Jack, scoperto su Facebook, per caso.
E così, in questo momento, mentre ripenso all’attimo che ha ripreso quei piedi fare da sfondo a una curiosità, so che tutte quelle persone non erano in quel punto preciso della mia vita per caso.
Lo so perché tra quei piedi sul mondo c’erano anche quelli di Alessandro, che conosco appena, ma che mentre mi chiedo da dove viene questa pace che sostituisce una mancanza, mi fa trovare questa frase “la distanza tra due cuori non è un ostacolo, ma un grande richiamo di quanto forte l’amore vero può essere”.
Esattamente quello che pensavo. 
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